A noi cafoni ci hanno sempre chiamati

Figlio…
che andrai a confondere la tua faccia
con la faccia dell'altra gente
e che ti sposerai probabilmente
in un bordello austrambiano
e avrai dei figli da una donna strana
e che non parlano l'italiano.
Ma mamma io per dirti il vero
l'italiano non so cosa sia
e pure se attraverso il mondo
non conosco la geografia…

Angelo è nato a Catania nel 1940.

È arrivato a Sydney nel 1966, seguito, dopo diciotto mesi, dalla moglie e dal figlio di un anno: da allora è ritornato in Italia solo tre volte: l'ultima nel 1991.
Io, in due anni, sono venuto qui in Austrambia già due volte.
Angelo, appena mi guarda negli occhi, il nipotino in braccio, – "Si chiama come il nonno", dice orgoglioso – mi riconosce: capisce che vengo da una terra ruvida ma forte di ulivi secolari come la Sicilia. Gli racconto la mia storia – anche se indubbiamente preferirei ascoltare la sua -, fin quando la fragile manina dell'altro Angelo non riesce finalmente a sgusciare via dalla sua mano legnosa, lavorata da anni di fatiga. Il nonno rincorre il bambino e mi lascia, voltandosi, con un "Non ti perdere… E  statti bbonu".
Vado alla bancarella dei cannoli.

Dopo appena dieci giorni di permanenza a Sydney, mi ritrovo al "Primo italiano", a Darling Harbour. Non ho capito esattamente cosa significhi, ma questo
è il nome scelto dagli emigrati italiani per la loro festa.

"Pina? No more Ricoddah!" dice perplessa, all'amica, una signora rubizza e piuttosto provveduta del suo, per significare la prematura scomparsa – negli avidi apparati digerenti degli italoaustrambiani, memori di fame antica – dei preziosi dolciumi cilindrici, sicilianamente farciti del dolce e soffice latticino.
Deluso dalla ferale notizia, entro nella sala concerto. Il palco, con i suoi cantanti da sagra della sazizza, non attira la mia attenzione: nihil novi sub sole, direbbe secca la mia professoressa del liceo. Un appena accennato sorriso da déjà vu, e volgo lo sguardo alla platea: i volti, i corpi, le posture, ma anche le giacche degli uomini e le gonne delle signore, sono quelli delle piazze e delle chiese della mia terra.
Nonostante il giornale degli italiani si chiami Fiamma e la radio Movimento, nonostante il banchetto dei Giovani Siciliani d'Australia trasmetta ininterrottamente filmati del paleolitico monsignor Camillo Ruini, nonostante quasi tutti i partecipanti alla festa siano elettori dell'ottavo nano e nonostante la colonna sonora della giornata sia la versione disco della cutugnana "Lasciatemi cantare", la scena di trecento persone sedute ad ascoltare le note di "Con te partirò" mi cattura: brividi di pudore – questa gente coraggiosa, rifletto, non ha avuto le stesse opportunità di cui godo io, che mi lavo i denti tre volte al giorno con il Colgate – o d'orgoglio – anche grazie a loro io sono qui oggi, con un visto di un anno – si rincorrono lungo la schiena e le braccia, fino alle gambe.
Se non ci fosse l'Opera House di fianco, sarei certo di trovarmi a Longobucco, in Sila.

D'ä mæ riva                                       Dalla mia riva
sulu u teu mandillu ciaèu                   solo il tuo fazzoletto chiaro
d'ä mæ riva                                       dalla mia riva
'nta mæ vitta                                     nella mia vita
…                                                     …

e u so ben t'ammii u mä                      e so bene stai guardando il mare
'n pò ciû au largu du dulú                    un po' più al largo del dolore
e sun chi affacciòu                              e son qui affacciato
a 'stu bàule da mainä                          a questo baule da marinaio
e sun chi a miä                                   e son qui a guardare
…                                                     …
'nte 'na beretta neigra                         in una berretta nera
a teu fotu da fantinn-a                        la tua foto da ragazza

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20 Responses to A noi cafoni ci hanno sempre chiamati

  1. vibot says:

    con l’arrivo dell’estate ritornano consuete le domande ormai tradizionali: ma la tenda del giro in calabria che fine ha fatto?…adduè?..la desidero…mi serva…non la vedo dal lontano 2000..

  2. .... says:

    Ahe… non lo so se me lo scarico skype…. ti faccio sapere… in caso ti chiamo… se non ti chiamo vuol dire che me lo sono scaricato.. heaa ahe.. dunami nu saccotino…ahee.. non lo so…

  3. ZiEr says:

    Giovanni ha detto…
    guagliù…
    nenti cugnumi….
    Un abraxo

  4. Enrica says:

    Totò Giovanni ha ragione, scaricati skype che si sente (e si vede)ch’ è ‘na cosa fina…

  5. Il post è in gestazione… scusate il ritardo.
    Non censuro i commenti, a volte il sistema li blocca e poi io devo renderli visibili.
    L’unico commento censurato era il vostro primo, in cui divulgavate il mio numero di cellulare. Quindi: soltanto una volta avete visto 16 (giorno, ore, minuti?) e poi 13.
    Poi… scaricate skype e boicottate guglielmo cancelli.

  6. BalordusGriphonis says:

    Gianfrix i miei occasionali rapporti non protetti con il web non mi permettono di essere in costante contatto con l’austrambiano, ma ti penZo semBre. Mi sono scaricato sulla pinna tutte le sublimi pagine del tuo blog così le leggerò a casa con calma. Arasarasa e a presto per i commenDi

  7. Totonno says:

    L del c…..perchè non ti fai MSN?

  8. Federer says:

    Sarebbe ora di favorire un altro post, please

    p.s. Ma per caso censuri i commenti? Perché a volte ho visto scritto tipo 16 e poi il giorno dopo 13…

  9. Enrica says:

    Gionnino come sei bravo! baci

  10. Michael Winterbottom says:

    complimenti..bellissimo post!

  11. pinto says:

    Ti vogliamo bene anche noi, quelli che mettono sempre l’acqua in frigo, quelli che il caffè lo fanno alla Vitiello da generazioni, quelli che i pini della Sila a Scarpelli li infilerebbero tutti in quel posto…..
    P.S.: mi viene riferito che oggi è San Giansanti… auguroni a te, a tutti i gianni, giannetti, giansini e giovanali che leggono, da qui, le avventure giannaustrali.

  12. anonimo...visto ca i cugnumi un si fannu says:

    Mò si che ho capito e mi sono emozionato!
    Lo vedi, piano piano le cose le capiamo pure noi montanari. Tutto sta ad avere pazienza con noi e tu, giansaggio, ne hai tanta: dalla spazzatura piena fino al colmo, ai cartoni della carta igienica mai finita, alle bollette su bollette (pinto, ho detto bollette, non bombate…), ecc.ecc.
    Ti vogliamo bene,
    Quelli che…i pini della Sila li amano tutto la vita

  13. ZiEr says:

    Ora ricordo…
    Teresa Country…
    è il titolo di una audio cassetta…
    che mi fu data a Paola…
    ma non dico come e non dico dove…
    da un alunno… indichiamolo così…
    nu calavrisi…
    emigrato in australia…
    ritornato in Italia….
    ecc ecc.

    approfitto di questo spazio per inviare un caro saluto
    a MASSIMO….
    un abraxo ZiEr

  14. austrambio says:

    Grazie ancora massimo, troppo buono.
    La prossima pagina tra un paio di giorni, forse tre.

  15. Numero1:
    leggi con attenzione (leja bbuanu)… Questo post è un omaggio a tutti gli emigrati, al di là della loro apparteneza partitica (che ormai, per me, significa davvero poco).
    Ho scelto Longobucco sia perché sono molto legato a un paio di feste colà vissute da protagonista e sia perché rende bene, foneticamente, l’immagine del profondo sud italia – catania compresa – che volevo, con una certa malinconia, tratteggiare.
    E, sinceramente, ti ho pensato mentre scrivevo:
    credevo fossi contento di trovare un regalo nostalgico alla tua Sila, sul mio blog…

    Numero2:
    un fa’ cugnumi.

  16. massimo cosentini says:

    caro giovanni il tuo diario di bordo si riempie sempre di nuove curiosità. devo confessarti che aspetto la nuova pagine per sapere dove ti porterà questo viaggio che oltre ai vari aspetti materiali e umani si sta rivelando un viaggio dell’anima. Continua così e buona fortuna

  17. Scarpelli Luca says:

    Giù le mani da Longobucco!
    1) i ds vincono con percentuali bulgare e all’opposizione c’è rifondazione: l’ottavo nano sta solo nelle favole di biancaneve!
    2) t’ha scurdatu u particolare chiù ‘mportanti: Longobucco è ara sila, un ci sù canguri e catanisi, ma silli i pinu (porcini che crescono sotto i pini) e ancunu lupu!
    W la Sila

  18. albè says:

    emmenomale che c’è sempre qualcuno che canta
    e la tristezza ce la fa passare.

  19. Totonno says:

    W i Scarafuagli!!!!

  20. Pinto says:

    “Io non ci bombo
    sopra il bombato
    io non ci bombo”.

    “Grassadò… Grassadoniaaa: Ma i Bu….. e faje?”

    Altro che Austrambia, caro Giansini! Sono reduce da un breve soggiorno londinese in località New Mariconda, Highbury Islington- London, provincia di Salerno.

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