Taipei. Come un semaforo


"You are from Italy?" "Yes." Ooohhh! Buoonaa…
seeraa!"
Questo lo scambio di battute con un inspiegabilmente sbalordito portiere alla reception dell'albergo, dove, per inciso, anche a prima colazione servono soltanto immangibili nefandezze cinesi.
Sembra sia raro vedere un italiano da queste parti: del resto, io in tre giorni ho contato circa quattordici musi bianchi.

Ho la sensazione che il turismo a Taiwan sia quasi esclusivamente di origine asiatica e me ne dà conferma un altro episodio di stupore generato dalla mia presenza a Formosa.
"Why are you here?" mi chiede infatti una ragazza dopo la mia orgogliosa attestazione di origine controllata – "I come from Italy" –, come se fosse davvero bizzarro fare turismo a Taipei venendo dall'Italia.
Perfetta cornice di questo surreale dialogo è l'internet point più lussuoso in cui io abbia mai digitato: singoli séparé con divanetto, ampia scrivania, videocamera su ogni monitor e prima bevanda offerta dalla casa; unico difetto: il freddo polare. Anche Taipei, come Bangkok, è climaticamente impostata su un rigido dualismo: freddo secco da mal di testa immediato in tutti i luoghi chiusi e soffocante caldo umido da occhiali appannati per l'escursione termica all'aria aperta!
A questo punto penso sia proprio il caso di infilare il mio primo bah bloggarolo. Bah!

Cosa si può vedere in una città grande e misteriosa come tutte le metropoli del sud est asiatico in due giorni di turismo aggressivo ma necessariamente superficiale?
L'unica via
è quella del collage di istantanee.
Visito un paio di templi
– spazi di spiritualità nascosti tra i grattacieli o negli angusti vicoli gonfi di odori di cucina cinese – senza capire quale sia la religione professata in questi posti. Poi leggo sulla guida che le divinità venerate nei templi taiwanesi appartengono a diverse religioni e che sono molto diffusi anche i culti sincretici, e penso all'arcivescovo Angelo Bagnasco in preghiera, in un tempio buddhista, davanti a una statua di Gesù sorridente e seduto sulle gambe incrociate.
Poi vedo il grattacielo pi
ù alto del mondo. Si chiama Taipei 101 e ha la forma di un bambù: mezzo kilometro di altezza e centouno piani di architettura avveniristica ma ispirata a una delle piante più diffuse nell'ambiente circostante.
L'ultimo giorno lo dedico al Museo del Palazzo Nazionale, dove sono conservati centinaia di capolavori di ottomila anni di cultura cinese. C'
è anche la possibilità di visitare una mostra temporanea con alcune opere provenienti dal British Museum, ma penso di non essere venuto a Taipei per vedere statue romane e disegni di Raffaello Sanzio: così mi lancio tra preziose miniature in avorio della dinastia Qing e statuette di giada provenienti dalla Città proibita. Al museo c'è traffico, come per strada: folle di bambini vocianti e gruppi di turisti condotti con severità da guide che non badano ai dettagli delle opere d'arte e spintonano chiunque ostacoli la loro corsa: mancano solo gli scooter con tre persone sul sellino. Se non altro, però, la visita è più emozionante della solita processione di turisti adoranti nei barbosi musei europei.

Alla fine della giornata al museo, salgo su un autobus che forse va all'aeroporto internazionale Chiang kai-shek: l'autista, riverente e gentilissimo, ovviamente non sa una parola di inglese e non sa spiegarmi dov'è diretto il torpedone. Purtroppo, proprio quando gli odori e gli umori delle strade di Taipei stanno per incollarmisi addosso, devo lasciare Taiwan. Ho la testa già a Sydney e la consapevolezza di non aver visitato con la dovuta calma una grande città dove forse non avrò più occasione di tornare.
E come attraverso le strade affollate di passanti e gli incroci con quaranta scooter da un lato e dall'altro in attesa che scatti il semaforo, io la mia condizione di turista frettoloso a quegli omini virtuali pedoni taiwanesi vo comparando: che quando scatta il verde camminano a passo svelto mentre il tempo mancante al rosso scorre inesorabilmente sopra la loro testa, e poi corrono affannati quando il pedone reale ha solo cinque secondi per passare sull'altro marciapiede.
Nuovo lavoro da cinesi…
eh… eh…

    

                                                              

 

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19 Responses to Taipei. Come un semaforo

  1. pinto says:

    pinto sgamato all’istante…

  2. austrambio says:

    Pinto del kaiser… che poi Vibot si offende

  3. vibot says:

    ouh…ho mal di testa…

  4. Vibot says:

    Ohi Gians..
    scusami tanto per prima ma ero al tel alle prese con una accesa conversazione (come sai mi succede raramente..)
    Ora ti aggiungo ai contatti Skype e spero di beccarti presto…
    Saluti anche da Sara, qui vicino a me..
    Ciaoooooooo

  5. Manuela says:

    Thanks and greetings from Rome.Un abbraccio Giova’…

  6. seggitella says:

    ti abbraccio

  7. Totonno says:

    Confermo il match di esibizione….la data è ancora da decidere. Sto proponendo anche un incontro di doppio contro Federer e Kevin Marulla.Quest’ultimo dovrebbe svolgersi a Cosenza però….

  8. ZiHer says:

    Me ne vado diritto alla cima
    Dove l’aria
    E’ fresca è chiara
    Me ne vado diritto alla cima
    Se mi conosci sai cosa intendo
    Non posso lasciare che la tristezza
    Provi a schiantare il vecchio §Frank
    Vivi per il doamni, ecco che cosa ho scoperto
    Me ne vado diritto alla cima
    Dove l’aria
    E’ fresca è chiara
    So che non avrò tregua
    Finche non sarò libero e sfrenato
    Come bolle di champagne
    pop pop pop……

    da Straight To the top
    del buon Tommaso che Attende…
    alias Waits

  9. talucci says:

    sono il cugino di Nadal.

    Mi chiamano la Sfardella che terrorizza il Vulture.

  10. Ministro del turismo di Taipei says:

    T’ammazz’ ‘i palate!!!

    Tu Mint

    Ministro del turismo sessuale e asessuato della Repubblica di Taiwan

  11. Nadal says:

    Prossimamente giocherò un match di esibizione a Taipei contro Totonno

  12. austrambio says:

    allora vuol dire che non mi so proprio spiegare…

  13. albè says:

    Mi sembra di aver capito che a tawan e taipei tai rotto un poco le palle.

  14. per Pinto e Filipponi says:

    A dire il vero, non avevo alcuna intenzione di disistimare Taipei, anzi.

    Il ministro del turismo può stare tranquillo.

    Il problema è che ho avuto pochissimo tempo per capire l’essenza vera della città…

  15. austrambio says:

    la forma possiamo pure immaginarla… ma talucci chi minchia è?

  16. sempre errì says:

    … accanto al quale potrebbe poi sorgere il Talucci147, la cui forma ve la potete tutti immaginare.

  17. errì says:

    un giorno costruirò anch’io un meraviglioso grattacielo, e in onore di mimmo lo farò a forma di caciocavallo.

    si chiamerà venaus99.

  18. Filipponi says:

    In effetti, non credo che il ministro del Turismo di Taiwan apprezzerebbe…

  19. Pinto says:

    Musi gialli a volontà, musei, bambù abitabili, preziose miniaturie della dinastia dei ming, semafori balordi, nu fridd e pazz. In più, a quanto pare, non si bomba. Mi hai convinto giansanti: a Taipei non ci vado.

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