Non siamo più
figli del ciel
figli del cielo
Così si chiama l’ostello dove alloggio da dieci giorni.
Si trova in via Orwell, nome che mi ha da sempre affascinato, e che, dopo l’avvento della mia propria personale era del cellulare, si è caricato di ulteriori, e solo fino a pochi giorni fa impensabili, significati.
Starò da Eva per un’altra settimana ancora. Qui ho l’occasione d’incontrare tanti viaggiatori e raccogliere molte informazioni utili; inoltre c’è la terrazza sul tetto con tavolini, barbecue e vista sui grattacieli della City, c’è l’internet gratis, la prima colazione con approvvigionamento ad libitum, e il prezzo è molto più basso dell’ostello di prima. Tuttavia ho immancabilmente e giannescamente trovato un difetto, e non da poco, pure ad Eva: la massiva presenza e il continuo afflusso di germanici, che, oltre al gravame di monotonia connaturato alla stirpe ariana – e nonostante le genti teutoniche nutrano, fin dai funesti tempi dell’asse Testa di Morto-Baffo Belva, una spontanea simpatia nei confronti dell’Italia e degli italiani che li rende un po’ meno tristi al contatto con le genti del bel paese -, rischia di appiccicare addosso al mio inglese un forte accento da panzer.
Eva si trova nel quartiere di Kings Cross: mi ha qui condotto un felice suggerimento di Filipponi, ma l’accoglienza ricevuta non è delle più calorose. Arrivato in zona da un paio d’ore, non appena mi butto in un parchetto di fronte all’ostello, per leggere il mio bravo romanzo e rilassarmi, vengo proditoriamente fatto oggetto delle ben poco discrete attenzioni olfattive di un cane sbirro accompagnato da altri cinque sbirri cani in giro di ronda à la recherche di pischelli consumatori di droghe leggere. Capisco che da queste parti non è aria e vado a farmi un giro per la strada principale, dove ricevo inopinatamente altre attenzioni, di altra natura: protagonisti di Durlinghurst Road, insieme a vari ubriaconi solitari, a tratti molesti, sono infatti ricchioni mignotte e lenoni adescanti – che mi fanno scabrose proposte di sex massage o sex e basta.
Un ambiente di tal fatta rende la vita a Kings Cross meno cara che in centro e inoltre la zona pullula di pub e ostelli, quindi di giovani viaggiatori da ogni parte del mondo: tutto sommato, questo è un posto tranquillo. E poi ho trovato il mio ristorante preferito, a due passi dall’ostello: Thai power, dove per meno di sei euro ti danno un piattone di tagliolini thailandesi (thaigliolini) con gamberi e verdure. E poi ho trovato oramai un infallibile sistema per ravviare in due minuti il letto al secondo piano del castello: per altro, penso di essere l’unico in tutto l’ostello che si rifà il giaciglio ogni mattina. E poi ho trovato un ragazzo francese che mi ha insegnato un sistema per fare la lavatrice da Eva, utilizzando i cotton fioc al posto dei dollari…
Il personaggio di spicco dell’ostello
è senz’altro Carmen, una pacchiarotta ecuadoriana che fa le pulizie mattutine. Fanatica dell’igiene, sente puzza dappertutto e se la prende anche con gli innocui ragnetti che si annidano negli angoli più reconditi delle stanze. Spesso si aggira per le scale con la bombola dell’aspirapolvere in spalla e il tubo imbracciato a mo’ di arma da fuoco, come una palombara negli abissi del Sudicio.Grazie a lei sto imparando alcune utilissime parole spagnole di uso quotidiano: higiene, limpieza, ordén e perfume…